Questa è la lunga vita di una faina, raccontata di suo pugno. Fra gli alberi dei boschi, le colline erbose, le tane sotterranee e la campagna soggiogata dall'uomo, si svela la storia di un animale diverso da tutti. Archy nasce una notte d'inverno, assieme ai suoi fratelli: alla madre hanno ucciso il compagno, e si ritrova a doverli crescere da sola. Gli animali in questo libro parlano, usa-no i piatti per il cibo, stoviglie, tavoli, letti, accendono fuochi, ma il loro mondo rimane una lotta per la sopravvivenza, dura e spietata, come d'altronde è la natura. Sono mossi dalle necessità e dall'istinto, il più forte domina e chi perde deve arrangiarsi. È proprio intuendo la debolezza del figlio che la madre baratta Archy per una gallina e mezzo. Il suo nuovo padrone si chiama Solomon, ed è una vecchia volpe piena di segreti, che vive in cima a una collina. Questi cambiamenti sconvolgeranno la vita di Archy: gli amori rubati, la crudeltà quotidiana del vivere, il tempo presente e quello passato si manifesteranno ai suoi occhi con incredibile forza. Fra terrore e meraviglia, con il passare implacabile delle stagioni e il pungolo di nuovi desideri, si schiuderanno fra le sue zampe misteri e segreti. Archy sarà sempre meno animale, un miracolo silenzioso fra le foreste, un'anomalia. A contraltare, tra le pagine di questo libro, il miracolo di una narrazione trascinante, che accompagna il lettore in una dimensione non più umana, proprio quando lo pone di fronte alle domande essenziali del nostro essere uomini e donne. I miei stupidi intenti è un romanzo ambizioso e limpido, ed è stato scritto da un ragazzo di soli venticinque anni. Come un segno di speranza, di futuro, per chi vive di libri.

Quest'ultimo caratteristico racconto dà il nome all'intera raccolta. Siamo a fine anno e il commissario riceve inviti da ogni parte per il cenone di Capodanno. Dopo aver discusso con la fidanzata Livia e essersi rifiutato di andare a casa dei colleghi, rimane a Vigata con l'intenzione di accettare invece l'invito di Adelina, la signora che gli prepara i pranzi e gli sistema la casa, e dei suoi deliziosi arancini, tra l'altro contenta di poter festeggiare la fine dell'anno con i due figli che sono contemporaneamente ed eccezionalmente fuori di prigione. Pasquale, uno dei figli di Adelina, è tuttavia sospettato di furto in un supermercato di Montelusa. Gli inquirenti, infatti, sembrano aver trovato il suo portafoglio sul luogo del furto. Montalbano è amareggiato più per il fatto che non potrà gustare gli arancini, che per la cattura di Pasquale. Contattato il delinquente, Montalbano riesce a gettare luce, con i suoi soliti trucchi da commissario astuto, sulla vicenda. Il furto è stato compiuto in realtà da un'altra banda di malviventi, ed il povero Pasquale stavolta non c'entra davvero nulla. Una telefonata anonima agli inquirenti risolverà la faccenda e salverà la cena di Capodanno di Montalbano e quindi l'occasione di poter assaporare i prelibati arancini di Adelina.

En 1978, Aldo Moro, président de la Démocratie Chrétienne, parti qui tient l’Italie d’une main de maître depuis la fin de la Seconde Guerre mondiale, est enlevé à Rome et retrouvé assassiné cinquante-cinq jours plus tard dans le coffre d’une automobile. Cet événement suivi au jour le jour par les informations du monde entier a bouleversé l’Italie, l’Europe et le monde. Que voulaient les Brigades Rouges qui avaient enlevé Moro ? Quelle « spirale infernale » de terrorisme et d’assassinat a engendré cette mort ? Quarante ans après, le livre du grand Sciascia reste d’une actualité glaciale.

Des assassinats d'animaux qui contiennent un message chiffré annonçant un massacre humain, l'enlèvement d'une petite fille qui dissimule des desseins encore plus infâmes, les projets homicides d'une jeune pauvresse pleine de ressources : les drames auxquels est confronté le commissaire Montalbano s'avèrent tous recéler un double ou un triple fond.

Un procès du XVIe siècle et d’une page de Montaigne, sont le prétexte d’une autre impeccable « inquisition » de Sciascia. "J’aime de plus en plus écrire des choses comme celle-ci ; et j’aime de plus en plus publier de petits livres comme celui-ci. Peut-être qu’à un certain moment dans la vie, on veut être peu nombreux. Il m’arrive même de croire que j’ai inventé un genre littéraire : illusion qui accroît le plaisir de le pratiquer. Mais je sais aussi que ce n’est pas vrai. Le prototype, très haut, reste L’histoire de la Colonne Infame, il y a ensuite les « inquisiciones » de Borges et - pour moi - les inquisitions philologiques et critiques de Salvatore Battaglia, inoubliable maître et ami. Cette « inquisition », jouée entre un procès du Xvie siècle et une page de Montaigne, je l’ai écrite avec un amusant subtil. J’espère que mes 25 lecteurs en auront aussi. Et je garde le chiffre manzonien non pas par immodestie, mais en tenant compte de l’inflation omniprésente." Leonardo Sciascia

Un almanach des voix et des expressions de Racalmuto. Il y a six ans, à la campagne, en regardant le soleil se coucher derrière les nuages qui ressemblaient à des traits de plume - un peu éteint, un peu louche, comme enfermé - quelqu’un a dit : «Oeil de chèvre : demain il pleut». Je n’ai pas entendu ça depuis des années. J’ai noté l’expression sur une feuille; et ainsi chaque fois - depuis lors - que j’en entendais ou que j’en retrouvais dans la mémoire d’autres d’égale originalité et d’éloignement. Feuillet sur feuillet, les « voix » ont fait livre : aussi mince qu’il est, mais pour moi « important ». D’un certain point de vue, on peut peut-être le considérer, comme on dit maintenant à l’académie, comme un travail « scientifique » : pour moi, il l’est, mais de cette « science certaine » qu’est l’amour au lieu où on est né, aux personnes, aux choses, aux paroles dont notre vie, dans l’enfance et l’adolescence, elle s’est imprégnée. Leonardo Sciascia